La fotografia dell’Italia è un tizzone ardente, ciascuno a rimproverare l’altro di irresponsabilità quando si dovrebbe guardare innanzitutto in casa propria.
Le regioni e i comuni in zona rossa attaccano il governo per uso scorretto dei dati dimenticando le autorizzazioni concesse per aprire le discoteche in estate, dimenticando i silenzi di faccia a imprenditori che mettevano a disposizione bus turistici per il trasporto scolastico, dimenticando la mancanza di piani per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Non tutte, non tutti naturalmente, ma la notizia di certi comportamenti è così recente che conviene non ricordarla.
Il governo ha trattato la materia dei trasporti con approssimazione. Era evidente, e lo abbiamo gridato cento volte, che la riapertura delle scuole avrebbe provocato maggiori assembramenti tali da accendere nuovi focolai. Dentro le scuole la tutela è stata alta, fuori di meno. E poi il referendum. Era così necessario, a fine settembre, dopo un’estate quasi normale, tenere una consultazione chiamando ai seggi milioni di italiani, o non era meglio rinviarla?
Di più. I medici: virologi, epidemiologici, immunologi, direttori sanitari e altro ancora. Un coro di voci spesso in dissenso da tutte le televisioni del mondo. Dirai: è la scienza. La scienza di fronte a un fenomeno alieno di cui si devono prendere ancora le misure. Nel frattempo, allora, sarebbe meglio attenersi a disposizioni più rigide, seguire il canone della prevenzione senza se e senza ma. Insomma, uniformarsi a un criterio rinunciando a un minuto di pubblicità.
Infine noi, tutti noi: i cittadini. Poca prudenza, spritz con mascherina gettata in un canto, movida.
La stagione che tanto ci mette paura è figlia di cause diverse.
Resta il fatto che, se non recuperiamo, e presto, senso del dovere, etica della responsabilità, dalla crisi usciremo sì, ma con ritardo, con ferite più profonde, con un sistema economico lacerato.
Dovremmo essere, tutti, un po’ più mazziniani. È il tempo del dovere, poi verranno i diritti.