Il Magnifico Ribelle. Il Mugello di Giotto

Edizioni Polistampa. 2017

Due speroni rocciosi sedimentari, l’acqua che cade verso un pianoro, la pietra divisa da una spaccatura a forma di ‘V’: la cascata del torrente Rovigo, nella zona di Firenzuola, è il paesaggio riprodotto da Giotto di Bondone nel Miracolo della sorgente, dipinto tra il 1295 e il 1300 come parte del ciclo di affreschi delle Storie di san Francesco che ornano la Basilica superiore di Assisi.

La tesi è riportata nel libro di Giotto di Riccardo Nencini ‘Il magnifico Ribelle. Il Mugello di Giotto” ed è avvalorata dal critico d’arte Vittorio Sgarbi che ha parlato di “confronti suggestivi e convincenti”. Se le vette artistiche raggiunte da Giotto restano manifeste e indiscutibili, molti dubbi aleggiano ancora sulla sua biografia. Impugnando con maestria gli strumenti dello storico, Nencini affronta un viaggio nel tempo verso la Firenze della seconda metà del Duecento per svelare, grazie a testimonianze e documenti inediti, alcuni dei misteri che avvolgono le origini del grande pittore e il suo ruolo nelle vicende del tempo.

Chi era veramente Giotto di Bondone, dove era nato, da dove aveva attinto per il suo genio tradotto in segno e in colore? E nei suoi affreschi c’è davvero traccia del paesaggio mugellano, che lui conosceva così bene? Quali fantasie piccanti possedeve? La ricerca, che comprende l’analisi dei documenti storici così come il confronto con la critica d’arte, fa emergere elementi poco conosciuti della biografia di Giotto, contribuendo allo stesso tempo a evidenziare le grandi innovazioni stilistiche da lui introdotte in pittura.

“Quest’indagine mancava”, scrive Franco Cardini, “ed è supremamente giusto che sia stato un mugellano di nascita e fiorentino d’adozione, un politico ch’è anche scrittore e storico, a sollevare non uno ma un bouquet, anzi una foresta, di problemi”[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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