LETTERA APERTA AI SOCIALISTI ITALIANI

Riccardo Nencini vaccini

Mai come oggi la bussola è ‘primum vivere’. Mai come oggi c’è bisogno di tutti.
Dal 1946 mai, proprio mai, il socialismo italiano ha vissuto una fase così peeoccupante. Anche nel 2008 restammo fuori dal parlamento, ci salvarono 25 consiglieri regionali, il finanziamento pubblico e un gruppo dirigente coeso nato nel congresso di Montecatini, ci rimboccammo le maniche senza chiedere nulla a nessuno. Cinque anni lunghissimi trascorsi fuori dalle aule parlamentari ma con iniziative pubbliche mensili (primarie delle idee, apertura Avanti on line, rilancio Mondoperaio, partecipazione a referendum, ripristino Festa Nazionale dell’Avanti!, raccolta firme su disegni di legge di iniziativa popolare…) e costruendo SEL, la scialuppa che ci consenti’ di sfuggire all’abbraccio esclusivo del Pd e di poter competere, con buoni risultati, nelle elezioni europee e nelle amministrative. Tornammo in parlamento nel 2013 (7 parlamentari) con Italia Bene Comune. Missione compiuta!
Anche oggi i problemi si sommano: tenere in vita la casa, darle una politica. È sul secondo punto che il consiglio nazionale di domenica scorsa si è rotto. Vi è chi sostiene che non vi sia altra strada rispetto a quella imboccata il 25 settembre e vi è chi, io tra questi, immagina che l’appartenenza al Pse non precluda ad alleanze di centrosinistra e soprattutto non ci obblighi affatto a votare il simbolo del Pd. Ripeto: una cosa è il Pd, un’altra un simbolo che richiami (richiamasse…) il socialismo europeo. Del resto, dal 1994 in poi, pur essendo tra i fondatori del PES, il Psi si è presentato alle elezioni mantenendosi fedele a un principio – il partito sta nel centrosinistra, punto e basta – e formando liste con partiti diversi, da Alleanza Democratica a Rinnovamento Italiano, dai Verdi ai radicali alla lista prodiana, oppure presentandosi sotto il proprio simbolo e basta.
Non mi pare che la nascita di un grande partito socialdemocratico, favorita dallo scioglimento del Pd, sia alle porte. Se lo fosse, se lo sarà, la guarderei, la guarderò, con moltissima attenzione.
Proprio perché siamo in grande difficoltà e proprio perché il quadro politico è in evoluzione, tutt’altra cosa rispetto alla campagna elettorale (Letta abbandonerà al congresso, verdi e sinistra antagonista sono in parlamento e in pochi ci avevano scommesso, il gruppo di Speranza entrerà nel Pd, il partito di Conte non è il partito di Grillo), ho proposto un congresso straordinario aperto.
La risposta è stata: non se ne parla. C’è ancora tempo per ripensarci.

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