Oriana Fallaci. Morirò in Piedi

Polistampa. 2008

“Riccardo, l’Occidente è malato, ha perso la voglia di lottare, oppone valori vacui di fronte all’integralismo islamico. L’Europa è rammollita” Oriana Fallaci ebbe tanti estimatori, solo qualche amico. Fra questi Riccardo Nencini, che trascorse con la giornalista, poco prima della sua morte, un’intera giornata. Fumarono molto, soli in una piccola camera a Firenze. Si dissero molte cose, ma soprattutto fu Oriana a parlare.

Riccardo ripercorre quel loro ultimo incontro, momento dopo momento, senza tradire nulla di quello che gli fu detto, comprese le fantasie piccanti. Oriana parlò del suo rapporto con l’Alieno, come lei stessa chiamava il cancro che poi la uccise, del desiderio di morire a Firenze, in quella stanza da cui si vede l’Arno e dove durante la Seconda Guerra Mondiale era rimasta con suo padre partigiano. Discutono dei temi che sempre infiammarono l’anima di una donna che Riccardo definì ‘libera, eretica e contrastata’: l’Occidente, l’Islam, le moschee, il ruolo degli Usa e dell’Europa.

Nei suoi ultimi giorni la scrittrice appare come sempre è stata: tagliente, austera, decisa. E capace di abbandonarsi a momenti di intime fragilità. Riccardo rivela una Oriana per molti aspetti ancora inedita, privata, il ritratto di una donna corrosa dalla malattia eppure, come sempre, libera e spavalda: “Sono alla fine, Riccardo, e voglio morire a Firenze. Ed ora ci siamo. Ma morirò in piedi, come Emily Brontë”.

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